Nota biografica di F. S. Nitti

 

Francesco Saverio Nitti nacque a Melfi (Pz) il 19 luglio 1868. Compì i suoi studi prima a Melfi e poi a Potenza. Nel 1883 si trasferì a Napoli, dove frequentò il liceo Vittorio Emanuele e poi l’Università. Si laureò nel 1890 in giurisprudenza. Collaborò alla «Gazzetta Piemontese» all’età di 17 anni. Negli anni di università divenne collaboratore del «Corriere» di Napoli e di riviste quali «La rassegna di scienze sociali e politiche», di Firenze, e la «Scuola Positiva»; fu redattore del «Mattino» e scrisse articoli per «Il Corriere della Sera», «Il Resto del Carlino», «Il Pungolo». Nel 1888 pubblicò il suo primo libro «L’emigrazione italiana e i suoi avversari».

ooo

Docente di economia e statistica a Napoli Facoltà di Giurisprudenza (1892-93), poi in Economia politica all’Università di Padova, fu titolare della cattedra di Economia e legislazione agraria nella Scuola Superiore di Agricoltura di Portici. Dopo l’incarico di Statistica nell’Università di Napoli, vi divenne nel ’98, per concorso, Ordinario di Scienza delle Finanze. Pubblica «Il bilancio dello Stato dal 1862 al 1896-97» e «Nord e Sud», ambedue usciti nel 1900, «L’Italia all’alba del secolo XX» (1901), «La città di Napoli» (1902), «Napoli e la questione meridionale» (1902), «La ricchezza dell’Italia» (1904-05), «La conquista della forza» (1906), ecc. Nel 1904 N. viene eletto deputato nel collegio di Muro Lucano in Basilicata. Sedette in Parlamento sull'emicilo sinistro come radicale indipendente. Entrò a far parte della compagine governativa nel marzo 1911 (quarto ministero Giolitti), reggendo fino al marzo 1914 il dicastero di Agricoltura, Industria e Commercio presentando il progetto per il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita (I.N.A.). Fu relatore dell’Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini in Basilicata e in Calabria (1910). Nel maggio- giugno 1917 fece parte con Marconi ed altri della missione italiana negli Stati Uniti per sollecitarne l’intervento in guerra. Si adoperò inoltre al riordinamento della finanza, dei pubblici servizi e per la riorganizzazione della produzione. A questo fine, infatti, aveva lanciato sia un prestito nazionale, aperto nel gennaio 1918, e realizzato nel giugno, sia l’accordo fra le maggiori banche, a cui facevano capo gruppi rivali della grande industria siderurgica e meccanica, per un’azione concordante in materia di operazioni creditizie e prestiti ad enti pubblici ad alle industrie più importanti. Dopo la guerra, caduto nel giugno 1919 il ministero Orlando-Sonnino, da cui Nitti si era dimesso nel gennaio, fu lo stesso N. che venne incaricato di formare il governo in cui, secondo una tradizione consolidata, resse anche il ministero dell’Interno. Si dimise ai primi di giugno 1920 dopo due crisi ministeriali, in seguito all’opposizione suscitata dal decreto legge per il prezzo politico del pane. N. riprese la sua attività pubblicistica, collaborando anche alla stampa americana, all’“United Press”. Espresse le sue idee sull'Europa nei saggi: “L’Europa senza pace”; “La tragedia dell’Europa” e “La decadenza dell’Europa”. Nel giugno del ’24, dopo aver subito la devastazione della sua casa romana da parte dei fascisti, andò in esilio prima a Zurigo, poi definitivamente a Parigi. Svolse un’intensa attività pubblicistica e la sua abitazione divenne un centro del movimento antifascista. Nell’agosto del ’43, dopo la caduta del fascismo, fu arrestato dai tedeschi e deportato in Germania. Fu liberato alla fine della guerra e, dopo un breve soggiorno a Parigi, rientrò in Italia riprendendo l’attività politica. Fondò con Orlando, Croce e Bonomi l’Unione Democratica Nazionale per le elezioni alla Costituente. Nel ’47, prima del quarto ministero De Gasperi, De Nicola gli dette l’incarico di formare il governo, ma N. rinunziò. Senatore a vita dopo l’approvazione della Costituzione, con liberali e qualunquisti formò il Blocco Nazionale per le elezioni politiche dell’aprile 1948. Successivamente si avvicinò alle sinistre nell’intervista all’ “Avanti!”. Nelle elezioni amministrative del maggio 1952 a Roma, per le elezioni politiche dell’anno successivo, si pronunziò con le sinistre a favore della proporzionale, contro la modificazione in senso maggioritario della legge elettorale politica. Morì a Roma il 20 febbraio 1953